L'8 dicembre del 2008 ho aperto le porte di un piccolo laboratorio in Via dell'Inferno 12/a a Bologna. Sono trascorsi cinque mesi e tutti i giorni rimprovero me stessa per non avere le idee abbastanza chiare riguardo a quello che vorrei rappresentasse questo luogo.
Il primo motivo per cui ho deciso di dare vita a questo blog è proprio quello di chiarirmi le idee.

Nel 2006 mi laureo in storia dell'arte al DAMS di Bologna con una tesi su Edward Hopper. Dopo aver sostenuto alcuni colloqui per lavorare come stagista in gallerie d'arte o strutture teatrali, decido di non cadere nella trappola del lavoro non retribuito e accetto di lavorare, per un periodo di prova, come commessa in un negozio di abbigliamento. Non supero la prova perchè non sono abbastanza sveglia. Inizio ad attravesare la lunga maratona delle agenzie interinali, motivata ad accettare soltanto lavori da "laureata" e così finisco a lavorare nell'archivio del Resto del Carlino. L'esperienza si rivela interessante e soprattutto remunerativa. Metto quello che posso da parte e sento già che quella vita non fa per me. Mi lascio trasportare in una Odissea di contratti rinnovati grazie ai sindacati e tutte le mattine sento una stretta allo stomaco ogni volta che faccio la fila prima di dover timbrare il cartellino.
Il contratto con l'archivio scade per la terza volta. Arriva la proposta di spostarmi alla Società di Pubblicità Editoriale (UFFICIO CONTABILITA').
Non so neppure cosa sia un bonifico.
Sto lì per tre mesi e alla fine imparo anche a cavarmela, tanto che mi viene proposto un rinnovo contrattuale. In effetti non ci penso poi molto e rifiutare, anche di fronte alla faccia incredula del capo ufficio che non capisce come mai mi faccia sfuggire un posto come quello, soprattutto in periodo di crisi.
E' maggio e decido semplicemente di prendermi il tempo per non fare nulla, forte di quei risparmi che ho miracolosamente conservato. Trascorro l'estate a Savona, mia città natale, terrorizzata di incontrare qualcuno che mi chieda "Come va il lavoro?".
Conosco Suor Innocenza. Tutti i pomeriggi vado a farle visita presso la casa di cura per anziani dove vive, per farmi insegnare a ricamare. Ogni giorno mi spiega nuovi punti e poi mi lascia a litigare con ago e filo fino a quando non torna dal Rosario. Le Ave Maria mi danno il ritmo e le storie raccontate dalle vecchiette "disobbedienti" che non partecipano al Rosario, mi fanno immaginare vite di donne che a loro modo si sono ribellate. Nessuna di loro ricama. Arrivate a quel punto della loro vita non hanno intenzione di cedere allo stereotipo di donne da focolare domestico. Si fanno semplicemente servire, finalmente.
Inizio a prenderci gusto, anche se mentre i miei compiti prevedono di ricamare una Madonna con il Bambino, io penso piuttosto a come poter rinnovare certe iconografie con pensieri assolutamente blasfemi che non ho mai rivelato alla cara suorina.
A settembre ritorno a Bologna e, senza esserne più di tanto consapevole, inizio a desiderare uno spazio dove poter incontrare donne che provino gusto a creare oggetti per la casa, ma che allo stesso tempo siano pronte ad accettare anche qualche piccola innovazione grafica all'interno di un'arte che, purtroppo, è rimasta ferma a certi schemi.
Il passo successivo è quello di iniziare a guardare locali in affitto. Trovo il posto in Via dell'Inferno e non è immediato il collegamento con il mio cognome. Me ne rendo conto solo al momento della firma del contratto. Inferno e Paradiso. Tutto comincia da qui.

4 commenti:

  1. Manu... mio tesoro!
    Ci sei, si ci sei!!
    fede

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  2. Ciao amorino...
    ancora pochi giorni e poi finalmente ci vediamo!!!
    Non vedo l'ora...

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  3. mi hai entusiasmato con la tua storia. Mi incoraggia a provare a buttarmi.. complimenti per le tue cose: bellissime. Ciao ceci

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  4. Che belle creazioni! Davvero bella la tua storia ! Anche a me piacerebbe avere un luogo in cui esprimere la mia creatività. Brava! Auguri! Anna

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